Day 9_Se l’interprete non serve

Day 9_Se l'interprete non serve

Seduti attorno al tavolo eravamo in tre. Avevo dato appuntamento a due di loro il giorno precedente, sperando che qualcuno si sarebbe aggiunto.
Appena sfilo le riviste dalla borsa e comincio a spiegare come impostare il lavoro, l’attenzione di tutti i ragazzi presenti all’interno della stanza viene catalizzata dalla nostro piccolo bivacco. Curiosi, osservano i due che ritagliano immagini dai giornali.

Passano pochi secondi e il cerchio si allarga: non siamo più in tre, ma molti, e tutti vogliono ritagliare le loro immagini. Penso che è pazzesco, non mi serve neanche parlare. Si guardano a vicenda e sanno già cosa fare, che immagini scegliere e cosa raccontare.

Ognuno di loro parla il linguaggio delle immagini, e mi rendo davvero conto solo ora, della risorsa reale che questo rappresenta.

 

Continua il lavoro iniziato la settimana scorsa: questo laboratorio si focalizza sullo statuto delle immagini, sulla capacità che hanno di raccontare qualcosa di ognuno di noi, anche se non sono direttamente prodotte da noi. Il collage, primo step del workshop, mette in gioco la capacità non soltanto di leggere un’immagine, ma soprattutto quella di sceglierla. Una sorta di ready-made neanche tanto inconsapevole, che consiste nel prelevare frammenti di realtà e investirli di un significato nuovo, personale e narrativo. I risultati sono concreti e per noi decisamente interessanti: i ragazzi riescono a raccontarci le loro storie senza bisogno di traduzioni. L’interprete è l’immagine.

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